Nell’era dell’IA, le “human skill” fanno la differenza

 
Nell’era dell’IA, le “human skill” fanno la differenza - Hays
 
 
L'accelerazione dell'IA e dell'automazione non sta semplicemente trasformando il "come" si lavora, ma sta ridefinendo cosa sia il lavoro stesso. Per i leader aziendali, questa evoluzione presenta una duplice, impellente sfida: massimizzare l'efficienza dei sistemi intelligenti preservando quelle capacità intrinsecamente umane che alimentano l'innovazione, consolidano la fiducia e garantiscono la resilienza organizzativa.

Per alcune aziende, il mito dell'IA che sostituisce i dipendenti sta diventando realtà. Duolingo ha annunciato di voler adottare un approccio AI-first per sostituire i collaboratori a contratto, mentre l'agenzia di marketing cinese BlueFocus ha sostituito content writer e designer umani con l'IA generativa. Dati recenti di Adzuna mostrano un calo del 40% delle offerte di lavoro entry-level nel Regno Unito dopo il lancio di ChatGPT.

Sebbene ci siano altri fattori in gioco, in particolare il contesto macroeconomico globale, non possiamo non ammettere che ci sia un cambiamento strutturale in atto: man mano che l'automazione si lega alle attività di routine, i percorsi di carriera più tradizionali stanno cambiando. In questo contesto, le “human skill” non sono più così “soft”, anzi, diventano risorse strategiche.

Il deficit di human skill: un rischio aziendale globale 

In tutti i mercati, l'evidenza è chiara. Secondo un report Hays, in Australia e Nuova Zelanda l'85% delle aziende rileva un divario di competenze, tra cui pensiero critico, leadership e comunicazione efficace sono tra le carenze più citate. A livello globale, i dati della Hays Salary Guide indicano la versatilità, il problem solving e la capacità di apprendimento tra le competenze più richieste. Queste non sono competenze secondarie, anzi, sono alla base dell'agilità organizzativa, della coesione culturale e della creazione di valore a lungo termine. Tuttavia, molte aziende continuano a dare priorità alle competenze tecniche rispetto alle “human skill”, nonostante l'IA stia rapidamente colmando il divario nell'esecuzione tecnica, ma non nelle competenze trasversali.

L’uso dell’IA nel recruiting: efficienza vs. equità

L’IA sta trasformando le operazioni di recruiting, tanto che ampie porzioni del processo di selezione possono ora essere automatizzate. Ciò include lo screening dei CV, la pianificazione dei colloqui e persino le valutazioni iniziali dei candidati. Tuttavia, l'automazione introduce nuovi rischi. Un eccessivo ricorso all'IA può rafforzare i pregiudizi, trascurare i talenti non convenzionali e sottovalutare proprio quelle caratteristiche che contraddistinguono i team più performanti: empatia, collaborazione e giudizio etico.

Le aziende più all'avanguardia non stanno sostituendo il fattore umano, lo stanno potenziando: usano l'intelligenza artificiale per semplificare i flussi di lavoro e puntano su modelli di assunzione che danno priorità alle competenze trasversali e alla compatibilità culturale. In una recente edizione della newsletter LinkedIn di Hays, Kirsten Tolfree-Dart, Head of Solutions CEMEA di Hays, ha detto: “I nostri clienti stanno cambiando il modo in cui utilizzano i dati raccolti durante il processo di reclutamento e la modalità di valutazione delle competenze. Assumere in base alle competenze dei candidati consente alle aziende di concentrarsi su quali sono le loro competenze indispensabili, soprattutto quelle soft, per individuare le lacune da colmare.”

Assunzioni basate sulle competenze: da concetto alla realtà

Un processo di assunzione basato sulle competenze è stato all’ordine del giorno nella maggior parte dei consigli di amministrazione di tutto il mondo per diversi anni. Tuttavia, non è più un'idea teorica, ma una necessità strategica. Come osserva Shane Little, Managing Director di Enterprise Solutions (APAC): “Oltre alla diversità, l’assunzione basata sulle competenze è l'argomento di conversazione numero uno per i nostri maggiori clienti”.

Le aziende leader stanno:

  • Riprogettando le strutture lavorative per concentrarsi sulle skill dei candidati, non esclusivamente sulle qualifiche.
  • Adottando valutazioni comportamentali e simulazioni per valutare skill come la comunicazione, la leadership e la capacità di problem solving.
  • Integrare strumenti di intelligenza artificiale per identificare competenze affini e opportunità di mobilità interna.

Questo cambiamento non riguarda solo un modo diverso di assumere, ma anche un modo diverso di operare e di rendere le aziende a prova di futuro. Alcune realtà sono arrivate al punto di eliminare completamente i CV dal processo di assunzione, concentrandosi invece sull’affiliazione culturale dei candidati e sull’assegnazione di incarichi basati sulle competenze. Altre, invece, continuano ad affidarsi a pratiche obsolete che introducono pregiudizi e limitano l'accesso ai talenti. 

La lezione è chiara: le aziende che allineano le assunzioni alle esigenze future in termini di competenze supereranno quelle che non lo fanno.

L’obiettivo della leadership: costruire un’azienda “skill-first"

Per chi ricopre posizioni di leadership in un’azienda, il percorso da seguire è chiaro. Per costruire un team di dipendenti pronto al futuro del lavoro, i leader devono:

  • Eseguire una verifica delle competenze: comprendere quali sono le skill già acquisite da un candidato e le lacune da colmare in futuro.
  • Investire nello sviluppo delle “human skill”: dare priorità a leadership, comunicazione e versatilità nelle strategie di apprendimento e sviluppo.
  • Riprogettare i processi di assunzione: andare oltre i titoli di studio e le qualifiche professionali per valutare le competenze reali.
  • Sfruttare l'intelligenza artificiale in modo responsabile: utilizzare l’automazione per migliorare, non sostituire, il processo decisionale umano.
  • Promuovere la mobilità interna: creare percorsi di crescita per i dipendenti attraverso il potenziamento e la riqualificazione delle competenze.

Secondo Shane Little, collaborazione, comunicazione e pensiero critico “non sono dei nice-to-have, sono le fondamenta dell'innovazione”. Se non diamo loro la priorità, ci ritroveremo molto presto in una forza lavoro che è tecnicamente competente ma fondamentalmente frammentata.

Il futuro appartiene alle imprese human-centric

L'intelligenza artificiale continuerà a evolversi. Le aziende che avranno successo a lungo termine saranno quelle che punteranno su ciò che ci rende umani. In un mondo di macchine intelligenti, le competenze umane sono l’ultimo vero vantaggio competitivo.

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