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Wellness aziendale: dallo yoga al fitness per migliorare le performance dei dipendenti

È ormai noto che i programmi di wellness aziendale migliorano le performance dei dipendenti e sono molto utili per fidelizzare i lavoratori. Secondo quanto emerge dall’ultima edizione dell’Hays Journal, 6 dipendenti su 10 che aderiscono a queste iniziative vedono crescere la propria produttività, mentre più della metà accumula un minor numero di assenze.

Una migliore salute fisica e mentale significa maggiore soddisfazione lavorativa, morale più alto e, in generale, maggiore serenità sul posto di lavoro con conseguente miglioramento delle performance aziendali. I benefici sono evidenti sia per le imprese sia per i lavoratori, per questo sono sempre di più le realtà che offrono programmi di welfare aziendale ai propri dipendenti. In alcuni casi, la partecipazione è addirittura obbligatoria al fine di coinvolgere anche i dipendenti meno interessati a questo tipo di iniziative.

KPMG, ad esempio, ha organizzato all’inizio dell’anno una tre giorni di corsi dedicata a tutti gli auditor impiegati nelle sedi britanniche della compagnia: tra le sessioni obbligatorie del programma, lezioni di yoga e mindfulness per aiutare i dipendenti a gestire stress e tensione sul lavoro. In Svezia, invece, tutto lo staff dell’azienda di abbigliamento Bjorn Borg ogni venerdì deve spegnere i computer per dedicarsi a una seduta di fitness obbligatoria e molte altre realtà nel Paese stanno seguendo questo esempio.

“Fare yoga, meditazione o sport in ufficio può aiutare i dipendenti ad affrontare con maggiore serenità il lavoro – hanno dichiarato gli esperti Hays. Tuttavia, sebbene le aziende promuovano queste iniziative per il benessere del proprio staff, renderle obbligatorie può rivelarsi controproducente perché i dipendenti potrebbero viverla più come una forzatura che come un’opportunità. Meglio invogliarli a partecipare coinvolgendoli, anziché forzandoli”.

Secondo gli esperti Hays è possibile promuovere la partecipazione dei dipendenti a queste iniziative senza renderle obbligatorie. La multinazionale francese Groupe SEB, proprietaria di marchi come Tefal e Krups, ad esempio, ha lanciato un nuovo programma chiamato “Take Care, Be Well” per sensibilizzare i dipendenti sul tema wellness: invita esperti a parlare di dieta e alimentazione sana e organizza lezioni di yoga con un istruttore presente in azienda due volte la settimana. Inoltre, nella sede polacca del gruppo ai dipendenti vengono offerte sedute di massaggi. La chiave del successo, secondo i responsabili HR dell’azienda, è la consapevolezza, ovvero fare sì che i dipendenti siano realmente convinti dei risvolti positivi di queste iniziative.

Alcune aziende offrono addirittura bonus economici a coloro che partecipano ai programmi di wellness aziendale. IMB, ad esempio, offre fino a un massimo di 300 dollari l’anno a coloro che si iscrivono e portano a termine i programmi proposti. Come risultato, circa l’80% dei dipendenti di IBM partecipa alle iniziative dell’azienda ogni anno.

“I programmi di wellness aziendale devono essere concepiti come un plus per i propri dipendenti e non possono prescindere da un’ambiente lavorativo equilibrato e sereno, dove i carichi di lavoro vengono distribuiti in maniera equa, non vi sono episodi di discriminazione e i dipendenti sono motivati e appagati. Il primo passo per il benessere dei dipendenti è la creazione di una cultura aziendale votata all’autonomia, al rispetto e alla meritocrazia – concludono gli esperti Hays.