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Hays Global Skills Index 2019

Milano, 8 Ottobre 2019 – Negli ultimi anni si è assistito a un calo dei tassi di disoccupazione a livello globale ma, al contrario di quanto previsto dagli economisti, non si è verificato un conseguente aumento dei salari. Ciò ha dato vita a un insolito fenomeno di stagnazione delle retribuzioni a livello internazionale.

È quanto emerge dall’ottava edizione dell’Hays Global Skills Index, il report annuale pubblicato da Hays in collaborazione con Oxford Economics, che prende in esame i mercati del lavoro di 34 economie* a livello mondiale (inclusa l’Italia), analizzando macro trend, sfide e opportunità per professionisti e aziende in tutto il mondo.

Ecco i principali risultati emersi dal Hays Global Skills Index 2019:

 

• Nonostante la crescente incertezza geopolitica nei mercati globali, l’Overall Index Score (risultato dell’aggregazione di sette parametri di analisi applicati ai mercati in esame) è rimasto invariato a 5,4 rispetto al 2018. Le condizioni del mercato del lavoro per quanto riguarda i professionisti altamente specializzati restano simili a quelle dello scorso anno, ma la stagnazione dei salari, la sottoccupazione – ovvero l’impossibilità per i lavoratori che lo desidererebbero di essere impiegati a tempo pieno – e il gap di competenze in diverse aree geografiche hanno contribuito alla variazione degli indici a livello regionale.

• L’indicatore del gap di competenze è salito a 6,7 punti quest’anno (6,6 nel 2018), il valore più alto dalla pubblicazione della prima edizione del Global Skills Index nel 2012. Questo trend negativo continua a generare divari salariali tra lavoratori altamente qualificati e poco qualificati, soprattutto nella regione dell’Asia Pacifica. Inoltre, le skill maggiormente richieste dalle aziende continuano a scarseggiare, con conseguente calo della partecipazione al mercato del lavoro, soprattutto in Nord America, e crescente sottoccupazione.
• Il rapido sviluppo tecnologico si conferma come uno dei principali fattori che contribuiscono al disallineamento delle competenze e alla sottoccupazione, poiché i datori di lavoro faticano sempre di più a trovare professionisti adeguatamente qualificati da inserire in organico. La formazione e l’aggiornamento della forza lavoro sono più che mai fondamentali per far fronte alle sfide dell’automazione e dell’outsourcing.

• L’evoluzione tecnologica contribuisce, inoltre, alla diffusa stagnazione dei salari anche nelle economie più avanzate del mondo e una ricerca del Fondo Monetario Internazionale attribuisce agli sviluppi tecnologici il 50% del calo della partecipazione al mercato del lavoro. L’attuale stallo dei salari mostra che gli alti livelli di occupazione non sono più legati all’aumento delle retribuzioni, bensì derivano da cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro. I provvedimenti che limitano la mobilità dei lavoratori tendono a ridurre la competitività e, a lungo termine, risultano dannosi per le imprese.
• Salari e occupazione restano influenzati dal divario di genere: nelle professioni dominate dalle donne, infatti, le retribuzioni risultano spesso più basse e maggiormente soggette alle forze della globalizzazione e al fenomeno dell’automazione. D’altro canto, il fenomeno della segregazione professionale può limitare le opportunità delle donne di sfruttare i benefici della globalizzazione, soprattutto nelle economie in via di sviluppo.

In un contesto di crescente incertezza economica e continuo progresso tecnologico, i datori di lavoro devono investire nella formazione a lungo termine, ridurre al minimo la sottoccupazione tramite l’allocazione strategica delle risorse e fornire ai dipendenti gli strumenti utili per avere successo anche in condizioni lavorative mutevoli.

“Il report 2019 evidenzia, da un lato, un cambiamento strutturale nel mondo del lavoro e, dall’altro, una serie di innovazioni tecnologiche che sono alla base dell’evidente stagnazione salariale che caratterizza i mercati a livello globale - ha commentato Alistair Cox, CEO di Hays -. Ciò, unito alla sottoccupazione come effetto a lungo termine della crisi finanziaria globale, comporta minori opportunità occupazionali e compensi non in linea con l’aumento dei costi e dell’inflazione. Lo studio evidenzia che la crescita dei salari a livello internazionale è piatta e che un numero crescente di lavoratori risulta sottoccupato. Per aumentare la soddisfazione dei professionisti e migliorare la produttività del mercato del lavoro, governi e imprese dovrebbero affrontare la stagnazione salariale e allocare il capitale umano in maniera più efficiente. Nel prossimo futuro è fondamentale che vengano effettuati maggiori investimenti per allineare i ruoli professionali agli sviluppi tecnologici. In questo modo i lavoratori saranno in grado di massimizzare la loro produttività in sinergia con il progresso tecnologico e non in conflitto con esso”.

 

L’Hays Global Skills Index 2019 è consultabile all’indirizzo: https://www.hays-index.com/

 


Metodologia
L’Hays Global Skills Index assegna ad ogni Paese un punteggio da 0 a 10, indicante quanto è alta la pressione nel mercato del lavoro nel Paese preso in considerazione. Il punteggio è calcolato sulla base di un’analisi di 7 differenti indicatori, ognuno dei quali fa riferimento a uno degli elementi caratterizzanti il mercato del lavoro (es. il livello d’istruzione, la flessibilità, la pressione sui salari ecc.). Se il punteggio complessivo è sopra il 5.0 significa che l’economia di quel Paese è in ripresa e il mercato del lavoro sta subendo una forte pressione. Se il punteggio è al di sotto del 5.0, invece, quell’economia sta vivendo un momento di minor pressione sul mercato del lavoro. Tuttavia, all’interno del risultato complessivo, i punteggi dei singoli indicatori possono variare.

*La lista di Paesi presi in esame include: Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Cile, Cina, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Hong Kong SAR, Ungheria, India, Irlanda, Italia, Giappone, Lussemburgo, Malesia, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Polonia, Portogallo, Russia, Romania, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti.


A proposito di Hays
Hays plc è il gruppo leader a livello mondiale nel recruitment di professionisti specializzati. Il Gruppo è leader di mercato sia nel Regno Unito sia nell’Asia Pacifica, oltre ad essere uno dei più importanti player nel recruitment in Europa Continentale e in America Latina. Hays opera sia nel settore pubblico, sia in quello privato, trattando contratti di lavoro a tempo indeterminato, di tipo temporaneo e contracting. Al 30 giugno 2019, il gruppo può contare su 11.500 dipendenti operanti in 20 diverse specializzazioni, per un totale di 265 uffici distribuiti in 33 diversi Paesi. Per l’anno fiscale terminato il 30 giugno 2019:
- il gruppo ha registrato ricavi netti per 1.129,7£ miliardi e profitti operativi di 248,8£ milioni (senza considerare attività straordinarie);
- sono circa 81.000 i professionisti che hanno trovato lavoro a tempo indeterminato grazie al gruppo Hays, mentre sono 254.000 quelli che hanno trovato un impiego di tipo temporaneo;
- il 18% dei ricavi netti è stato generato in Australia e Nuova Zelanda, il 27% in Germania, il 23% nel Regno Unito e in Irlanda, mentre il restante 32% nel resto dei Paesi in cui il gruppo è operativo
- approssimativamente il 43% dei ricavi netti del gruppo Hays deriva da contratti di tipo continuativo, mentre il 57% deriva da impieghi di tipo temporaneo
- Hays opera nei seguenti Paesi: Australia, Austria, Belgio, Brasile, Canada, Colombia, Cile, Cina, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, India, Irlanda, Italia, Giappone, Lussemburgo, Malesia, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Singapore, Spagna, Svezia, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti d’America e Ungheria.

Per maggiori informazioni, visitare www.hays.it

A proposito di Oxford Economics
Oxford Economics è stata fondata nel 1981 come venture commerciale in collaborazione con il business college della Oxford University, per fornire previsioni e modelli economici a società britanniche e istituti finanziari in espansione all’estero. Da allora, Oxford Economics è diventata una delle società di consulenza globali più importanti al mondo, fornendo report, previsioni e strumenti di analisi in 200 Paesi, 100 settori industriali e oltre 7.000 città e regioni. I migliori strumenti analitici e modelli economici e industriali globali della società forniscono una capacità unica di analisi e previsione dei trend del mercato estero, valutandone l’impatto economico, sociale e commerciale.
Basata a Oxford, in Inghilterra, con centri regionali a Londra, New York e Singapore, Oxford Economics ha uffici in tutto il mondo a Belfast, Chicago, Dubai, Francoforte, Hong Kong, Città Del Messico, Miami, Milano, Parigi, Philadelphia, San Francisco, Sidney e Washington D.C. La società può contare su un organico di oltre 400 dipendenti a tempo pieno, tra cui più di 250 economisti professionisti, esperti del settore e redattori economici – uno dei più grandi team di macroeconomisti e specialisti della leadership di pensiero. Il team globale è altamente qualificato in una gamma completa di tecniche di ricerca, dalla modellistica econometrica all’analisi di scenari e impatti economici, fino a indagini di mercato, case study, panel di esperti e web analytics. Alla base dell’expertise interna di Oxford Economics, c’è una rete di collaboratori formata da oltre 500 economisti, analisti e giornalisti in tutto il mondo.
Oxford Economics è un consulente chiave per i decision maker aziendali, finanziari e governativi e per i leader di pensiero. Il portfolio clienti a livello internazionale della società comprende oltre 1.500 organizzazioni internazionali tra cui le principali società multinazionali e istituzioni finanziarie; enti governativi e associazioni di categoria, le migliori università, società di consulenza e think thank.